E' andata "in onda" in seconda convocazione l'assemblea delle associazioni per la preparazione dell'evento collegato al Paes che si terrà a Mira il 10.11.12 Maggio 2013. L'affluenza è stata modesta tuttavia sufficiente a sondare l'interesse per i progetti che verranno promossi nella circostanza.
Nei giorni scorsi in questo spazio web si è parlato del progetto di alfabetizzazione digitale e nei prossimi seguiranno alcune considerazioni sul Progetto Young Economy.
Ufficialmente l'idea sarebbe questa:
Attivazione di collaborazioni fra Scuole Superiori e Università da un lato e Comune e Imprese dall’altro. Si tratta di avviare un confronto di esperienza (non stage, ma collaborazione fra pari) per portare il know-how degli studenti nelle imprese e negli uffici comunali e al contempo far conoscere la pratica del mondo del lavoro agli studenti.
Attivazione di collaborazioni fra Scuole Superiori e Università da un lato e Comune e Imprese dall’altro. Si tratta di avviare un confronto di esperienza (non stage, ma collaborazione fra pari) per portare il know-how degli studenti nelle imprese e negli uffici comunali e al contempo far conoscere la pratica del mondo del lavoro agli studenti.
L’iniziativa dovrebbe coinvolgere gli studenti residenti a Mira e le
imprese locali. Le relazioni non dovrebbero limitarsi a brevi periodi,
ma mantenere una continuità nel tempo, in modo da lasciare il tempo di
sviluppare progetti e realizzazioni concrete.
Dichiarazione di intenti lodevole ma che necessita di una buona dose di concretezza esperienza e competenza oltre che di impegno se si desidera creare valore sociale aggiunto condiviso e non agguantato.
L'andamento di questo progetto verrà seguito in modo particolare nella speranza che l'opportunità venga colta e non come al solito sprecata politicamente.
Qualche parola merita di essere definita, tra queste certamente vi sono il termine Bisogno e il termine Beneficio.
Portare i giovani a svolgere una attività per il Comune non è un beneficio per il giovane, è un bisogno del Comune. Certo è possibile prendersi per i fondelli o prendere per i fondelli i giovani ma non si raccoglieranno adesioni al progetto.
Lo stipendio erogato al giovane, che presta la sua attività per la comunità, dalla struttura pubblica, è considerabile un beneficio per il giovane, qualora ci sia. L'apporto del giovane è da considerarsi sì un beneficio ma per l'amministrazione comunale e/o per l'amministrazione pubblica.
Certo, il ragazzo che offre la propria collaborazione può ricevere un beneficio, anche non economico e di cui può accontentarsi, quando vive l'esperienza lavorativa in un ambiente in cui può appendere a guadagnarsi da vivere o viene valorizzato umanamente e professionalmente. Ma la struttura pubblica nella figura dei suoi amministratori "pagati" deve dimostrare di essere in grado di offrire questo beneficio ai collaboratori non pagati e non di sprecargli tempo vita.
E' più semplice comprendere la questione quando la controparte del giovane è una impresa esistente. In questo caso esistono situazioni note ai più che sono fin troppo diffuse e sono l'apprendistato sottopagato in cambio della promessa di insegnamento di un mestiere e lo stage gratuito, istituzione fortemente abusata e inutile d un punto i vista di economi di mercato: è vero che l'azienda non paga me è altrettanto vero che non viene riversato potere d'acquisto sul mercato, ergo ... escamotage inutile. Già ai primi dl 900 gli imprenditori si erano dimostrati favorevoli all'aumento dei alari allo scopo di aumentare i consumi.
Se non si arriva a condividere i significati di queste parole è difficile poter imbastire un progetto di Young Economy, Localmente o Globalmente che sia.
La competenza per realizzare progetti di questo tipo potrebbe essere trovata in persone di ogni età e settore con maggior probabilità in chi ha operato effettivamente sul mercato a meno che non rinunciamo al mercato a favore di una società collettivista ma occorrerebbe ripensarlo e farlo ... tutti insieme e non a scacchi come al presente.
Qualche parola merita di essere definita, tra queste certamente vi sono il termine Bisogno e il termine Beneficio.
Portare i giovani a svolgere una attività per il Comune non è un beneficio per il giovane, è un bisogno del Comune. Certo è possibile prendersi per i fondelli o prendere per i fondelli i giovani ma non si raccoglieranno adesioni al progetto.
Lo stipendio erogato al giovane, che presta la sua attività per la comunità, dalla struttura pubblica, è considerabile un beneficio per il giovane, qualora ci sia. L'apporto del giovane è da considerarsi sì un beneficio ma per l'amministrazione comunale e/o per l'amministrazione pubblica.
Certo, il ragazzo che offre la propria collaborazione può ricevere un beneficio, anche non economico e di cui può accontentarsi, quando vive l'esperienza lavorativa in un ambiente in cui può appendere a guadagnarsi da vivere o viene valorizzato umanamente e professionalmente. Ma la struttura pubblica nella figura dei suoi amministratori "pagati" deve dimostrare di essere in grado di offrire questo beneficio ai collaboratori non pagati e non di sprecargli tempo vita.
E' più semplice comprendere la questione quando la controparte del giovane è una impresa esistente. In questo caso esistono situazioni note ai più che sono fin troppo diffuse e sono l'apprendistato sottopagato in cambio della promessa di insegnamento di un mestiere e lo stage gratuito, istituzione fortemente abusata e inutile d un punto i vista di economi di mercato: è vero che l'azienda non paga me è altrettanto vero che non viene riversato potere d'acquisto sul mercato, ergo ... escamotage inutile. Già ai primi dl 900 gli imprenditori si erano dimostrati favorevoli all'aumento dei alari allo scopo di aumentare i consumi.
Se non si arriva a condividere i significati di queste parole è difficile poter imbastire un progetto di Young Economy, Localmente o Globalmente che sia.
La competenza per realizzare progetti di questo tipo potrebbe essere trovata in persone di ogni età e settore con maggior probabilità in chi ha operato effettivamente sul mercato a meno che non rinunciamo al mercato a favore di una società collettivista ma occorrerebbe ripensarlo e farlo ... tutti insieme e non a scacchi come al presente.
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