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La via della democrazia diretta è lunga ... E ANCHE LA SUA VITA.

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UNA COSTITUZIONE FAI DA TE
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La Costituzione dell'Islanda è la legge suprema dell'Islanda. La versione attuale è composta da 80 articoli ed entrata in vigore il 17 giugno 1944 e da allora è stata modificata sette volte.
A seguito della crisi economica del 2008, il 27 novembre 2010 è stata eletta una Consulta Costituzionale con lo scopo di redigere la bozza di una nuova Costituzione. Il processo di stesura ha visto per la prima volta l'utilizzo del crowdsourcing. Il 29 luglio 2011 la Consulta ha presentato al Parlamento la bozza della nuova Costituzione (il 20 ottobre 2012 approvata anche tramite un referendum popolare) per essere utilizzata come base per la riforma da approvare entro le elezioni politiche della primavera del 2013.

Note

  1. ^ (ISStjórnarskrá lýðveldisins Íslands. URL consultato in data 5 gennaio 2012.
  2. ^ (ENIcelanders support revising constitution. URL consultato in data 23 ottobre 2012.

Collegamenti esterni

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La democrazia diretta è la forma di democrazia nella quale i cittadini, in quanto popolo sovrano, sono direttamente legislatori e amministratori della cosa pubblica.
La modalità con cui tali prerogative si esercitano variano secondo le forme specifiche adottate: si va dal diritto, costituzionalmente garantito, di proporre e votare direttamente le leggi ordinarie e la costituzione (attraverso diverse forme di consultazione e partecipazione popolare), a metodi decisionali basati su forme assembleari.
Il concetto di "democrazia diretta" si antepone al concetto di democrazia rappresentativa, dove i cittadini sono elettori che delegano il proprio potere politico a dei loro rappresentanti (parlamentari, ministri).
Malgrado i due concetti siano antitetici, le "democrazie reali" (quelle storicamente realizzate) costituiscono quasi sempre un sistema misto di democrazia diretta e rappresentativa. Non da meno, permane una polemica teorica se i due sistemi è giusto integrarli in quanto complementari nelle loro caratteristiche, o se la democrazia rappresentativa costituisca un ripiego (più o meno accettabile) della democrazia diretta pura.

Sebbene il concetto di democrazia diretta sia noto da più di 2500 anni, ha sempre fatto molta fatica a farsi strada, e solo eccezionalmente, parzialmente e per brevi periodi è stato effettivamente applicato a delle nazioni/stati.


Problemi di applicazione

La democrazia diretta ha trovato sulla sua strada sostanzialmente due fonti di "resistenza":
  1. l'opposizione di un'aristocrazia/élite dominante;
  2. grossi problemi pratici di applicazione.
È evidente che la democrazia diretta è facilmente realizzabile in ambiti ristretti, con gruppi di aventi diritto di qualche centinaio di persone. Quando però gli aventi diritto si fanno più numerosi, emergono subito seri problemi pratici: per riunirsi, proporre iniziative, fare dibattito ed eseguire votazioni. Anche per questi problemi pratici, storicamente le democrazie statali (con milioni di aventi diritto) si sono evolute nella forma della democrazia rappresentativa.
Ciononostante, recentemente, con lo sviluppo delle tecnologie informatiche e di internet, sì è palesata la seria possibilità tecnica di gestire un sistema democratico diretto, con milioni di aventi diritto.

Esempi storici

Democrazia diretta nell'antica Atene

La democrazia diretta è stata tra le prime forme di governo democratico, essendo il regime che si è sviluppato durante il V secolo a.C. ad Atene.
L'antica forma democratica ateniese nasce nel 508 a.C., con la riforma politica promossa da Clistene (in realtà una forma di democrazia rappresentativa su base tribale). Successivamente, con le riforme di Efialte e Pericle, raggiunge il massimo grado di maturazione.
L’ "assemblea del popolo" (ecclesia) era composta da tutti i "cittadini" ateniesi, che votavano a maggioranza, direttamente, senza rappresentanti. L’assemblea era presieduta da un individuo scelto a caso, e tutti potevano intervenire indossando una corona di mirto, simbolo di inviolabilità.
L'ecclesia deteneva potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Per il potere legislativo aveva solo il potere di proporre, ma non abolire leggi.[senza fonte]
A dire il vero, questo regime "democratico" era molto diverso dall'accezione che gli diamo oggi. Infatti, i requisiti per essere "cittadini" erano:
  • libero;
  • di famiglia ateniese;
  • di sesso maschile;
  • maggiorenne (cioè aver superato 18 anni).
Dunque gli schiavi, le donne e gli "stranieri" non potevano votare. Secondo stime attendibili[quali?], in pratica, solo il 10 % della popolazione umana[senza fonte] aveva diritti politici, gli altri non erano considerati "cittadini" (non facevano parte della demos).

Grafē paranómōn

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi le voci grafè paranomon e isegoria.
Questa apparente totale eguaglianza e libertà di pensiero e di espressione trovò una grande limitazione pratica con la grafè paranomon (in greco Γραφή παρανόμων): il cittadino che in assemblea avesse proposto alcunché in contrasto con il diritto tradizionale poteva subire pene assai gravi. Questo, ovviamente, comportò una grave limitazione alla libertà di espressione in assemblea. (isegoria)

Democrazia diretta nell'età moderna [modifica]

Il tema della "democrazia diretta" riprende vigore nell'illuminismoJean-Jacques Rousseau descrive la democrazia diretta come la sola forma di governo con la quale il popolo sovrano esprime la volontà generale. Rousseau pone particolarmente l'accento sull'infedeltà dei rappresentanti eletti e sul concetto "degradante" della delega politica ("..nel quale la specie umana è degradata e il nome di uomo è disonorato...").
Un notevole esempio di democrazia diretta è stata la brevissima esperienza della Comune di Parigi (1871), sviluppatasi approfittando del crollo del Secondo Impero Francese e con la spinta rivoluzionaria di creare un nuovo regime di stampo socialista. L'iniziativa venne spenta nel sangue dallo stesso esercito francese.
Successivamente, applicazioni "locali" di democrazia diretta si ritroveranno:

Democrazia diretta odierna


Come accennato, oggi tutte le democrazie statali sono rappresentative. Per correggere comunque le storture che si possono generare nelle forme rappresentative "pure", quasi tutte le democrazie moderne tentano di realizzare un compromesso tra i due sistemi, inserendo nella loro Costituzione degli istituti di democrazia diretta.
Ovviamente, i paesi a maggior propensione democratica usano questi istituti frequentemente, altri più raramente; fino a casi in cui detti istituti vengono distorti in senso antidemocratico (es. referendum controllati dai governi illiberali, per trasformarsi in plebisciti guidati).
Per introdurre principi di democrazia diretta, gli strumenti più comuni sono:

In Italia

L'Italia prevede tre strumenti di democrazia diretta:
  • Referendum
    • Nazionale
      • Abrogativo (articolo 75 della Costituzione della Repubblica Italiana) consente solamente l'abrogazione di leggi già varate dal Parlamento, senza offrire la possibilità di bloccarle prima che esse vengano promulgate. La Legge 25 maggio 1970, n. 352, in materia di Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo. richiede la presentazione di 500.000 firme autenticate, le quali devono essere raccolte in un arco massimo di tempo di tre mesi di tempo. Questo rende chiaramente difficoltosa tale impresa a gruppi che non dispongano di un'adeguata organizzazione.
      • Confermativo (articolo 138 della Costituzione della Repubblica Italiana).
    • Locale
      • Abrogativo
      • Consultivo
      • Propositivo
In applicazione dei principi costituzionali che prevedono l'autonomia legislativa ed attuativa degli Enti locali (articoli 114, 117,118 e 123 della Costituzione della Repubblica Italiana) negli Statuti e nei Regolamenti comunali e regionali può essere introdotto qualsiasi tipo di referenda che trovi applicazione a livello territoriale. Questo renderebbe possibile sulla carta l'introduzione di Referendum di tipo Deliberativo eRevocativo (Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, articolo 8, in materia di Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. comma 3) e tale proposta è stata avanzata da alcuni sostenitori della democrazia diretta ad integrazione degli strumenti di democrazia diretta attuali.
  • Legge di iniziativa popolare (articolo 71 della Costituzione della Repubblica Italiana). Consente di presentare al Parlamento disegni di legge, purché sostenuti da almeno 50.000 firme. Essa non ha comunque carattere deliberativo, poiché lo stesso articolo stabilisce che l'iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale, che hanno in ogni caso l'ultima parola sulle decisioni finali intraprese.
  • Petizione (articolo 50 della Costituzione della Repubblica Italiana) non ha finora trovato applicazione pratica, non essendo mai stata regolamentata con un'apposita legge dal Parlamento, e rimane quindi strumento prettamente teorico.

In Svizzera

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Votazioni in Svizzera.

Generale

La Svizzera è un esempio di Stato ove vengono applicati con regolarità molti istituti di democrazia diretta a livello nazionale, cantonale e comunale (tanto che è il regime è stato anche definito come democrazia semi-diretta).
Il popolo può bloccare una legge o una modifica della costituzione decisa dal parlamento tramite referendum o può imporre modifiche alla legge ordinaria o alla costituzione tramite un'iniziativa popolare. In due cantoni svizzeri, il Canton Appenzello Interno e il Canton Glarona, la votazione avviene in modo tradizionale tramite alzata di mano (Landsgemeinde); altrove il voto viene espresso al seggio o per corrispondenza.
In Svizzera la democrazia ha sia forma diretta che rappresentativa. La fusione delle due forme non è una caratteristica unica della Svizzera, ma rispetto agli altri paesi ciò è accentuato. I cittadini possono sia proporre leggi sia respingere leggi già approvate dal parlamento.
Sono presenti numerosi metodi per consultare il popolo, a seconda della questione:
  • Iniziativa popolare per la revisione totale della Costituzione federale. 100 000 aventi diritto di voto possono proporre la revisione totale della Costituzione e tale revisione è sottoposta al Popolo per approvazione.
  • Iniziativa popolare per la revisione parziale della Costituzione federale elaborata. 100 000 aventi diritto di voto possono chiedere la revisione parziale della Costituzione presentata in forma di progetto elaborato e tale revisione è sottoposta al voto del Popolo e dei Cantoni.
  • Referendum obbligatorio. Devono essere approvate dal voto del Popolo e dei Cantoni le modifiche della Costituzione, l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sopranazionali e le leggi federali dichiarate urgenti (prive di base costituzionale e con durata di validità superiore a un anno). Devono essere approvate dal Popolo le iniziative popolari per la revisione totale della Costituzione, le iniziative popolari per la revisione parziale della Costituzione presentate in forma di proposta generica e respinte dai rappresentanti ed il principio di una revisione totale della Costituzione in caso di disaccordo fra i due rami del parlamento.
  • Referendum facoltativo. Se 50 000 aventi diritto di voto o otto Cantoni (repubbliche federate della Svizzera) ne fanno richiesta sono sottoposti al voto del Popolo: le leggi federali, le leggi federali dichiarate urgenti (con durata di validità superiore a un anno), i decreti federali, i trattati internazionali.

Particolare

In Svizzera, come in tutti i paesi democratici, i cittadini eleggono i propri rappresentanti. Ma la Svizzera dà ai cittadini anche la possibilità di partecipare direttamente al processo decisionale. Benché la democrazia diretta non sia una prerogativa unica della Svizzera, il sistema svizzero è probabilmente il più ampio nel mondo. I cittadini svizzeri possono sia fare proposte legislative, sia respingere la legislazione già approvata dal Parlamento. L'unico caso in cui il Parlamento può agire contro questo diritto è se la proposta legislativa è anticostituzionale o se viola il diritto internazionale.

Iniziativa popolare

Se gli elettori (di solito un gruppo di interesse) raccolgono 100.000 firme a favore di una determinata iniziativa, la questione deve essere sottoposta ad una votazione in tutto il paese. In teoria, un'iniziativa può trattare solo temi di carattere istituzionale, ma in pratica sono tenute su questioni molto diverse. Di recente sono state lanciate iniziative su questioni quali i tagli alle spese militari (respinta) e la limitazione della popolazione straniera al 18% (respinta). Iniziative più "originali" hanno riguardato una semplificazione della procedura per l'apertura delle case da gioco (accolta) e il divieto della produzione e della vendita dell'assenzio (accolta).
La prima iniziativa lanciata con il sistema attuale, per la quale si votò nel 1893, chiedeva che fosse vietato perché crudele il metodo ebraico di macellazione senza lo stordimento iniziale dell'animale. Passò, contro il parere del Parlamento.

Referendum

Gli svizzeri usano il termine "referendum" per indicare una votazione popolare indetta per opporsi ad un testo legislativo già approvato dall'Assemblea federale. Se una persona o un gruppo contrario al testo legislativo proposto riesce a raccogliere 50.000 firme entro 100 giorni dalla sua data di pubblicazione ufficiale, gli elettori saranno chiamati a decidere. Nella maggior parte dei casi un referendum è indetto solo se coloro che hanno un interesse particolare per la questione riescono a raccogliere un numero sufficiente di firme. Tuttavia, le autorità sono tenute ad indire un referendum se la legge proposta riguarda un emendamento costituzionale o la firma di un importante accordo internazionale senza possibilità di recesso.

Quando si vota

Il popolo svizzero è chiamato a votare circa quattro volte all'anno su una ventina di questioni di importanza nazionale. Ci possono essere anche più referenda e/o iniziative a livello cantonale e comunale, su questioni prettamente locali come l'acquisto di quadri particolari per il museo municipale, l'orario di apertura dei negozi, una modifica della destinazione d'uso di un terreno. Le autorità locali cercano di far coincidere le proprie votazioni con quelle nazionali, in modo da non chiamare gli elettori alle urne troppo spesso.

La discussione è sempre importante

Alcune votazioni sono chiare e comprensibili ed interessano la gente perché riguardano la loro città, il loro lavoro o i loro figli. Altre volte il quesito non è così chiaro e gli elettori non sono sicuri dell’influsso che potrebbe avere sulla loro vita quotidiana. Solo la metà delle proposte dei referendum e solo un decimo di quelle delle iniziative popolari sono approvate dagli elettori. La popolazione votante si aggira intorno al 40%. Per aumentare questa percentuale si sta sperimentando l’uso del voto elettronico.
Anche se un’iniziativa non è approvata, il dibattito che ne deriva costituisce un importante contributo alla vita politica, e può spesso cambiare gli atteggiamenti a lungo termine.

Futuro della democrazia diretta

Il dibattito e l'idea di applicare regimi democratici più radicali non ha mai avuto termine. A tutt'oggi, diversi teorici, politici e cittadini percepiscono una crisi di base nei regimi democratici rappresentativi, giudicati inadeguati (se non corrotti), pertanto spingono verso nuove forme di democrazia diretta.
Per questo si stanno sviluppando nuovi strumenti, come il bilancio partecipativo o le iniziative popolari destinate all'espulsione degli eletti (prima del termine del mandato).
Infine, mentre in passato l'applicazione della democrazia diretta "pura" era (per ovvi motivi pratici) ostacolata dalle dimensioni degli Stati, oggi, il discorso si è riaperto grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie telematiche: grazie alla diffusione dei computer e di internet, sì è palesata la seria possibilità tecnica di gestire un grande "parlamento virtuale", per tutti gli aventi diritto (e-democracy).

Note [modifica]

  1. ^ Demosthenes, 15.18
  2. ^ Omero e l'isegoria negata
  3. ^ Contratto sociale, libro III, cap.15.

Bibliografia [modifica]

Voci correlate



(TO BE CONTINUE -----  :)

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