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Il Giorno della Memoria – 27 Gennaio 2014



Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime del Nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa.

Il 27 gennaio il ricordo della Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebraico, è celebrato dagli stati membri dell'ONU, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1º novembre 2005.
In Italia gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

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Auschwitz I entrance snow.jpg

L'entrata del campo di concentramento di Auschwitz con la tristemente celebre scritta Arbeit macht frei.
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In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.»

Risiera di San Sabba

Tipo museo storico
Indirizzo: via Giovanni Palatucci 5, Trieste

La Risiera di San Sabba è stata un lager nazista, situato nella città di Trieste, utilizzato per il transito, la detenzione e l'eliminazione di un gran numero di detenuti, in prevalenza prigionieri politici ed Ebrei. In esso le autorità tedesche smistavano le persone che sarebbero andate nei campi di concentramento, i prigionieri più pericolosi venivano invece uccisi nella risiera tramite un colpo di mazza alla nuca o tramite fucilazione. Nel noto lager italiano c'era un forno crematorio per i cadaveri ricavato da un essiccatoio di riso. Oggi la risiera è divenuta un museo.

Storia

In seguito all'armistizio di Cassibile dell'8 settembre 1943, le province italiane di Udine, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Lubiana vennero sottoposte al diretto controllo del Terzo Reich con il nome di Zona di operazione dell'Adriatisches Küstenland (OZAK).
Tale zona faceva parte formalmente della Repubblica sociale italiana, ma l'amministrazione del territorio - considerato come zona d'operazione bellica - fu però affidata e sottomessa al controllo dell'Alto Commissario Friedrich Rainer, già Gauleiter della Carinzia.

Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba (più correttamente "san Saba"), alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre: venne denominato Stalag 339.

Successivamente, al termine dell'ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei.

Supervisore della Risiera fu l'ufficiale delle SS Odilo Globočnik, triestino di nascita, in precedenza stretto collaboratore di Reinhard Heydrich e responsabile dei campi di sterminio attivati nel Governatorato Generale, nel quadro dell'operazione Reinhard, in cui erano stati uccisi oltre 1,2 milioni di ebrei.

Per i cittadini incarcerati nella Risiera, intervenne in molti casi, presso le autorità germaniche, il vescovo di Trieste, monsignor Santin; in alcuni casi con una soluzione positiva (liberazione di Giani Stuparich e famiglia) ma in altri senza successo.

I nazisti, dopo aver utilizzato per le esecuzioni i più svariati metodi, come la morte per gassazione utilizzando automezzi appositamente attrezzati, si servirono all'inizio del 1944 dell'essiccatoio della risiera, prima di trasformarlo definitivamente in un forno crematorio. L'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri e la sua prima utilizzazione si ebbe il 4 aprile 1944 con la cremazione di una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente in località limitrofe Villa Opicina (Trieste). Da allora, fino alla data della liberazione, il forno crematorio fu adoperato per bruciare i corpi di oltre 3500 prigionieri della Risiera, soppressi direttamente dal personale carcerario ivi operante. La Risiera, oltre ad essere usata come campo di smistamento di oltre 8000 deportati provenienti dalle Provincie orientali destinati agli altri campi di concentramento nazisti, fu quindi adoperata in parte anche come luogo di detenzione, tortura ed eliminazione di prigionieri sospettati di attività sovversiva nei confronti delle regime nazista.

Questo, fu l'unico campo di deportazione dell'Europa meridionale. Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini, ma sono stati descritti successivamente dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorge il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera.

Riguardo alle ipotesi sui metodi di esecuzione, esse sarebbero avvenute o per gassazione attraverso automezzi appositamente attrezzati, o con un colpo di mazza alla nuca - mazza ritrovata e custodita sino al 1977 nel museo della risiera e rubata l'anno successivo - o per fucilazione. Nel complesso le esecuzioni sarebbero state almeno cinquemila, secondo una stima approssimativa, sebbene non si disponga di dati certi.

Con il D.P.R. n. 510 del 15 aprile 1965, il Presidente Giuseppe Saragat dichiarò la risiera di san Sabba Monumento Nazionale, quale "unico esempio di lager nazista in Italia".
Nel 1975 la RAI produsse un documentario inchiesta sulla risiera a cura di Emilio Ravel per il programma AZ, un fatto come e perché.

Nel campo erano presenti diversi edifici che oggi non esistono più, in seguito alla trasformazione in campo profughi per gli esuli giuliano-dalmati nel 1945 e alla seguente ristrutturazione e trasformazione in "Monumento Nazionale".

Sono visibili:
- La "cella della morte" dove venivano rinchiusi i prigionieri portati dalle carceri o catturati in rastrellamenti e destinati ad essere uccisi e cremati nel giro di poche ore.

- Le 17 celle in ciascuna delle quali venivano ristretti fino a sei prigionieri, riservate particolarmente agli Sloveni e Croati, ai partigiani, ai politici, agli ebrei, destinati all'esecuzione a distanza di giorni o di alcune settimane. Le due prime celle venivano usate per la tortura e la raccolta di materiale prelevato ai prigionieri e vi sono stati scoperti, fra l'altro, migliaia di documenti d'identità, sequestrati non solo ai detenuti e ai deportati, ma anche alle persone inviate al lavoro coatto.

- L'edificio seguente di quattro piani, dove venivano rinchiusi in ampie camerate gli ebrei ed i prigionieri civili e militari destinati per lo più alla deportazione in Germania, uomini e donne di tutte le età e bambini anche di pochi mesi. Da qui finivano a Dachau, Auschwitz, Mauthausen, verso un destino che solo pochi hanno potuto evitare. Nell'edificio centrale, usato come caserma, con il forno crematorio si trova l'interessante museo.

- Il Forno crematorio con a fianco il museo: all'epoca i locali dell'attuale museo erano utilizzati come obitorio.


Liberamente Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Pogrom è un termine storico di derivazione russa (погром, pronuncia: /pɐ'grom/, che significa letteralmente "devastazione"), con cui vengono indicate le sommosse popolari antisemite, e i conseguenti massacri e saccheggi, avvenute nel corso della storia russa. In particolare, il periodo caldo dei pogrom è il quarantennio compreso tra il 1881 e il 1921, con il consenso – se non con l'appoggio – delle autorità.
In senso più ampio, il termine viene utilizzato in riferimento a tutti gli episodi di violenza, danno materiale e spesso strage, contro gli Ebrei lungo la storia. Il primo pogrom contro il popolo ebraico potrebbe essere quello compiuto nel 38 d.C. ad Alessandria d'Egitto. In senso ancora più ampio e spesso decontestualizzato, si è parlato di pogrom anche come sinonimo di qualsiasi "persecuzione sanguinosa di una minoranza".

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